idee and

Idee

Vorremmo qui iniziare un progetto di comunicazione coi nostri Amici, segnalando idee e proposte su temi cari a Roberto e alla Fondazione. L'ideale sarebbe di poter avviare un vero e proprio dialogo, ma non siamo in grado di costruire un blog, e forse non ne vale neppure la pena.
Crediamo invece che meriti segnalare interventi, pubblicazioni, pensieri. Insomma, idee da condividere.

 

PROVE DI NUOVA CITTADINANZA: IL CITTADINO COME GIOCATORE


murale 8 aprile

prove nuova cittadinanza 20160416 101552prove nuova cittadinanza 20160416 101601prove nuova cittadinanza 20160416 101606
prove nuova cittadinanza 20160416 102204prove nuova cittadinanza 20160416 102432prove nuova cittadinanza 20160416 114720

 

prove nuova cittadinanza roberto ruffilli 28 anni

prove nuova cittadinanza 20160414 131743


IL RICORDO DI GUIDO MELIS

Cari amici, l'altro giorno è apparsa su FB una intervista a due ex brigatisti sardi. Uno di loro, alla domanda "ma, le vittime?", risponde: "era una guerra, caduti da entrambe le parti". Io ho scritto questo ricordo e mi fa piacere mandarvelo. 


Guido Melis commented on an article.

Il 16 aprile del 1988 era un sabato. A Forlì faceva caldo. Città vuota, ritmi da vigilia della festa. Un gruppo di finti portalettere suona al campanello di corso Armando Diaz 116, una vecchia casa del centro, un po' trasandata. Ci abita, in affitto tutta la vita e da qualche anno in proprietà, la famiglia de senatore, professore Roberto Ruffilli. Ruffilli: padre operaio morto presto, una infanzia da orfano. Socialisti. Zii e parenti tutti lavoratori. Figlio unico. La mamma lo tira su come può. Lo manda in collegio a Milano, coi preti (è l'unico modo). Il ragazzino diventa cattolico osservante. Ma un cattolico a modo suo. In chiesa, alla messa domenicale, entra quasi in punta di piedi. "Mi piace stare in fondo", mi dirà. "Mi sento un po' ospite". Iscrizione alla università cattolica, studi in scienze politiche. Il magistero del terribile professor Miglio. Ne diventa allievo. Miglio ha tre allievi e controlla tre biblioteche. Inventa un gioco sadico (si scoprirà poi che alla intelligenza dello studioso di politologia non corrisponde affatto il senso dell'umanità: succede agli accademici qualche volta): il primo, prediletto, potrà frequentare le tre biblioteche, il secondo solo due, il terzo solo una. Roberto è quello meno stimato dal maestro. Se deve leggere un libro deve chiedere ai due compagni. Umiliazioni correnti. Dirige l'Agustinianum, il collegio della Cattolica, nel '68, faccia a faccia con gli studenti. Media, ragiona, colloquia. Ha nel sangue la moderazione. La famiglia operaia gli ha trasmesso il buon senso. Intanto studia. Fa domanda per un incarico a Sassari e viene chiamato. Sassari è per lui una boccata d'aria buona, fuori dai veleni dell'accademia milanese. Scrive un libro importante sulle autonomie regionali. Comincia a intessere rapporti con colleghi giovani come lui. Vive in simbiosi coi suoi studenti: lezioni, brillantissime; e tempo libero: capita che si vada ad Alghero assieme. Si discute, si scherza. Ama l'umorismo, il buon cibo, parlare di donne (chissà se ha anche qualche amore). Lo chiamano Bobo. Finisce il periodo sassarese e riparte per il continente. Professore a Bologna, uomo di punta del Mulino, la grande casa editrice riformista . Un democristiano che farà carriera lo nota: si chiama Ciriaco De Mita. Lo cerca, lo convince a fargli da consigliere. Roberto è convinto che in Italia ci voglia una riforma della politica (e delle istituzioni) come dice Aldo Moro. Vive soffrendo la tragedia di questo leader, sequestrato e ucciso dalle BR. Sente il bisogno di impegnarsi in politica. Candidato al Senato per la Dc, è eletto. Diventa il responsabile Dc per le questioni istituzionali. Non cambia carattere però, né frequentazioni. Scappa appena può da quello che lui chiama "il recinto" (la politica). Vede i vecchi amici. Passa le estati in Sardegna, la terra dove è stato bene da giovane e che ama. Lunghe telefonate domenicali. Il senso di frustrazione quando la Bicamerale della quale fa parte non riesce a fare le riforme.... Serate romane a passeggiare, nel tepore della notte, e a raccontare sé stesso: le sue passioni, le sue illusioni, le sue paure. Un uomo completo, coi suoi affetti, le sue virtù e le sue debolezze. Ricco di umanità e di voglia di vivere. Sono circa le 15 del 16 aprile quando quei postini entrano nella casa di corso Diaz, salgono le povere scale un po' buie. Lui aspetta sulla porta che gli consegnino un pacco. Lo spingono dentro con violenza. Lo costringono a inginocchiarsi accanto al divano. La stanza è piena di libri. Forse gli leggono qualche assurda sentenza, la formuletta preparata per tutti i casi simili. Poi gli appoggiano alla tempia la canna di una pistola. Lo troveranno qualche ora dopo, il capo reclinato, il corpo inerte. Tutto finito, povero Roberto.

Sarei contento se qualcuno mi spiegasse che guerra era e per cosa e in nome di chi la si combatteva.....

 

 

ELABORAZIONI VISUALI

manifesti

Elaborazioni visuali

 

 

DIALOGO IMMAGINARIO CON ROBERTO RUFFILLI, DIECI ANNI DOPO (1998)

da Educare nella scuola nella prospettiva dell'UCIIM, Nuovi scenari, nuove responsabilità, Armando, Roma 2006

Luciano Corradini:

Dialogo immaginario con Roberto Ruffilli